Ferragosto caldo non solo dal punto di vista climatico quello di quest’anno.
A livello fiscale ha destato grande clamore il provvedimento del 9 agosto 2019 con il quale il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha apportato una variazione di non poco conto che va a riguardare gli adempimenti fiscali a carico dei commercialisti e che va ad interessare, più nel dettaglio, le operazioni di precompilazione dei dati da questi ultimi precedentemente caricati all’interno del Cassetto Fiscale dei contribuenti.
Il sereno svolgimento degli adempimenti fiscali da parte di aziende e professionisti operanti nel settore fiscale e contributivo sembra dunque essere stato alterato con tutte le conseguenze inevitabili e le ricadute sui soggetti interessati dagli effetti del provvedimento.
Effetti del provvedimento in capo ad aziende e professionisti
Che tale decreto avrebbe scatenato il malcontento delle aziende e dei professionisti tenuti a rispettare gli adempimenti fiscali antecedenti la pausa estiva era da prevedere.
La portata dello stesso è in effetti sconvolgente.
Con il provvedimento in questione sono state infatti approvate delle modifiche recanti le modalità di individuazione ed elaborazione dei dati che l’Agenzia delle Entrate fornisce regolarmente ai contribuenti per l’applicazione degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) per quello che riguarda il periodo di imposta a data 31 dicembre 2018. Questo comporta degli stravolgimenti di non poco conto.
Il minimo che potessero fare i commercialisti era emettere un comunicato stampa con il quale denunciare la gravità del provvedimento che comporterebbe, nei loro riguardi, i seguenti adempimenti:
– ricalcolare gli ISA già eventualmente elaborati prima del 17 agosto;
– passare in revisione tutte le dichiarazione dei redditi già elaborate;
– riorganizzare le attività amministrative già programmate.
Perché tanta gravità: violazione di obblighi di lealtà
Il rammarico da parte di operatori del comparto fiscale e tributario non trova ragion d’essere solo nella necessaria riprogrammazione di suddette attività, per quanto essa sia di per sé oggettivamente tediosa.
Dietro questa scelta unilaterale ci sarebbe molto di più, essendo stati calpestati a monte i principi che regolano i rapporti fra fisco e contribuenti, in particolare quelli di lealtà e collaborazione.
Le rilevanti modifiche apportate ai dati dei modelli ISA precompilati violerebbero per di più ed espressamente – sempre secondo quanto sostenuto dai commercialisti per il tramite del menzionato comunicato stampa – le disposizioni contenute nello Statuto del Contribuente, per inciso l’articolo 6, comma 3, della legge numero 212 del 2000 ai cui sensi ed effetti non possono essere apportate modifiche a modelli e software dichiarativi senza un giusto preavviso di almeno 60 giorni rispetto al termine previsto per l’adempimento.
Disagio e malcontento più che fondati e condivisibili dunque avverso un provvedimento che si concreta in un ennesimo e duro colpo nei confronti dei principi di collaborazione e buona fede tra governanti e cittadini.
Gli stessi studi professionali contestano con vigore anche tali ristrettezze temporali nelle quali vengono a trovarsi dunque confinati gli interventi a loro carico: ricalcolare tutte le posizioni ISA dei propri clienti in meno di un mese è un’impresa ardua a cui nessun professionista mai si sarebbe aspettato di dover far fronte. Ne pare vi sia alcuna possibilità di una proroga ISA 2019 essendo questo nuovo strumento considerato dagli organi preposti al controllo e alla vigilanza dell’evasione fiscale di vitale importanza.
In vista dell’ormai prossima scadenza del 30 settembre l’applicazione dei nuovi indici ISA torna a rivelarsi questione esasperante per la categoria, non più tollerabile.
I commercialisti stanno esprimendo il loro profondo disagio, chiedendo adeguate riforme fiscali.
Quello che spera è che le loro richieste non restino, almeno per questa volta, inascoltate e i loro comunicati stampa lettera morta.
Articolo a cura dello Studio Vinci – Commercialisti a Bergamo