Quando un congiunto muore, gli eredi potrebbero avere una brutta sorpresa, derivante dagli eventuali debiti lasciati in vita dal de cuius, ossia la persona trapassata.
Tuttavia, non tutti i debiti dovranno essere pagati dal successore: vi sono infatti alcune categorie, come le sanzioni comminate dal fisco, che sono incluse nella sfera dei debiti intrasmissibili agli eredi.
Vedremo ora cosa prevede la legge in materia, al fine di individuare quali debiti si trasferiscono agli eredi e il criterio di ripartizione della quota tra i soggetti cui le obbligazioni del defunto si trasferiscono.
Quali debiti si trasmettono agli eredi?
Tra i debiti che la legge prevede siano trasmessi agli eredi del defunto rientrano:
– le imposte dovute al Fisco e agli enti locali;
– le spese condominiali;
– le rate dei mutui ipotecari contratti dal defunto, comprensive di interessi di mora nel caso di insoluti;
– bollette relative agli immobili, anche se questi risultano di fatto non abitati. Infatti, uno degli eredi o il tutore legale del de cuius non provvedono alla disdetta delle utenze, queste continueranno a generare fatturazione e interessi di mora, qualora non saldate;
– fidejussioni stipulate per affitto di locali ad uso residenziale o commerciale: gli eredi subentrano, anche in questo caso, nell’obbligazione assunta dal defunto; possono esercitare il diritto di recesso solamente nelle modalità previste dal contratto sottoscritto dal congiunto.
I debiti intrasmissibili: quali sono?
Non tutti i debiti possono essere trasferiti agli eredi: si tratta dei cosiddetti debiti intrasmissibili, i quali per natura non possono, per legge, costituire un’obbligazione per chi subentra al de cuius nell’asse ereditario.
Sono, ad esempio, intrasmissibili, i debiti derivanti dall’erogazione di sanzioni amministrative, che includono:
– le sanzioni e gli interessi derivanti da cartelle esattoriali;
– le multe per violazione del Codice della Strada;
– sanzioni comminate per altre violazioni, civili e/o penali.
Un esempio pratico chiarirà meglio il concetto. Tizio ha contratto, in vita, debiti con il Fisco per un ammontare di 15.000 euro; a questa cifra si aggiungono 1.500 euro a titolo di sanzioni e interessi. In questo caso, gli eredi dovranno pagare solamente 1.
500 euro, poiché sono debiti trasmissibili; i 15.000 euro, derivanti dai debiti esattoriali, sono intrasmissibili, pertanto nulla devono gli eredi per tale pendenza. Per estensione, questa regola si applica non solo agli insoluti verso l’Agenzia delle Entrate, ma anche nei confronti degli Enti Previdenziali (INPS e INAIL), Enti locali (Regioni, Provincie, Comuni).
L’intrasmissibilità delle multe è prevista dal Codice della Strada, in cui è riportato che le obbligazioni pecuniarie per sanzioni amministrative contratte dal defunto non si trasmettono agli eredi.
Altri debiti intrasmissibili riguardano le sanzioni amministrative comminate al defunto per atti osceni in luogo pubblico, ingiuria, protesto od omesso versamento dei contributi.
In questi casi, tuttavia, gli eredi avranno l’onere di presentare apposita istanza di sgravio alle Autorità competenti, in modo da formalizzare l’assenza di obblighi pecuniari da parte loro. In mancanza di tale assolvimento, se la richiesta di versamento risulta già definitiva, sarà necessario presentare ricorso al Giudice di Pace.
Un’altra categoria di debiti intrasmissibili riguarda gli eventuali illeciti penali commessi dal defunto che, invece della detenzione, sia stato condannato al versamento di multa o ammenda: anche in questo caso, gli eredi non dovranno pagare nulla.
Come vengono ripartite tra gli eredi le obbligazioni derivanti dai debiti contratti?
La legge stabilisce che i debiti contratti in vita dal defunto debbano essere ripartiti tra gli eredi in modalità proporzionale in base alle quote che spettano loro nell’eredità. In deroga a questo principio generale, è comunque prevista la possibilità che il de cuius stabilisca un criterio differente di responsabilità degli eredi nell’assolvere i debiti.
Esiste una limitazione alla responsabilità degli eredi al pagamento di quanto dovuto dal congiunto, anche per quanto riguarda i debiti trasmissibili, se questi sono nel frattempo caduti in prescrizione. Il calcolo va effettuato a cominciare dall’ultimo sollecito notificato al debitore; i termini di prescrizione variano in base alla natura del debito, pertanto gli eredi dovranno verificarne la sussistenza rivolgendosi a un professionista o richiedendo un estratto di ruolo, un documento che contiene il riepilogo di tutte le cartelle esattoriali e i ruoli iscritti in capo a un soggetto. L’estratto di ruolo, sia in versione digitale che cartacea, è il primo passo per conoscere interamente la situazione debitoria del defunto e capire se, e in quale misura, gli eredi sono tenuti al pagamento di eventuali somme.
I 3 rischi dell’eredità: a cosa devono fare attenzione gli eredi
Il rischio principale in capo agli eredi è quello di trovarsi in condizione di essere ricoperti di debiti di cui non sapevano l’esistenza. La sfera personale di una persona può includere elementi dolorosi, scomodi, che non si osa comunicare agli affetti più cari, meno che mai a congiunti con cui non si ha confidenza. Si pensi al caso di un nipote che non sia a conoscenza delle pendenze di suo padre, mentre questi era in vita: quando questi muore, l’entità delle obbligazioni emerge poco alla volta, quando i creditori manifestano i loro diritti patrimoniali.
Un secondo rischio riguarda la possibilità che uno degli eredi veda pignorato un bene in comproprietà con altri eredi da parte dei creditori di uno di questi ultimi. Ad esempio, se due fratelli ereditano un immobile dal padre, e uno di loro risulta debitore verso terzi, questi ultimi possono procedere al pignoramento dell’immobile, compromettendo così anche il godimento del bene da parte del soggetto che non ha contratto nessun debito, ancora prima della divisione in quote.
La conseguenza più grave sarebbe quella che l’immobile potrebbe essere pignorato, messo all’asta e venduto. Il ricavato sarebbe destinato prima di tutto alla soddisfazione degli importi vantati dai creditori; eventuali somme in eccesso spetterebbero all’erede non esecutato.
In questi casi è consigliabile avvalersi della consulenza di un legale esperto in questioni ereditarie e immobiliari, al fine di tutelare i propri diritti per mezzo degli strumenti che la legge prevede, come la vendita della quota indivisa o la separazione delle quote oggetto del pignoramento.
Il terzo rischio comporta, per gli eredi, il dover affrontare una serie di trafile burocratiche, richieste di documentazione, consulto di professionisti, commercialisti o legali, per la gestione delle problematiche connesse all’eredità. Ciò porta con sé un dispendio economico e di tempo variabili, in base all’entità dei debiti e la loro natura.
Come difendersi da un’eredità piena di debiti
Gli eredi hanno degli strumenti che li tutelano da un’eredità che può essere foriera di debiti e sconvolgimento della vita di interi nuclei familiari.
Un erede può rinunciare all’eredità; mediante questo atto questi rinuncia completamente ai suoi diritti e oneri derivanti dall’eredità.
Un’altra facoltà che la legge prevede riguarda l’accettazione dell’erede con riserva di inventario: il soggetto accetta l’eredità, mettendo prima in sicurezza i propri beni dall’eventuale aggressione da parte dei creditori del de cuius.
Se hai debiti ereditati potresti aver bisogno di carte di credito sicure; a tal proposito leggi il nostro articolo sulle carte prepagate non pignorabili.