In un precedente articolo è stato introdotto il tema del packaging di un prodotto.
Oggi invece parleremo dei macchinari che concorrono alla realizzazione del packaging vero e proprio dei prodotti di uso quotidiano.
L’industria manifatturiera italiana è apprezzata da sempre in tutto il mondo. Tutti sanno che il made in Italy sia universalmente riconosciuto come sinonimo di qualità, artigianalità e originalità. Normalmente quando pensiamo al made in Italy, il nostro pensiero ci riconduce immediatamente al mondo della moda, della sartoria, delle auto sportive e del comparto agroalimentare italiano.
Probabilmente molti ignorano che il settore secondario italiano vanta un altro comparto trainante di tutti gli indici relativi all’export e della produzione industriale del nostro Bel Paese. Un settore, quello della produzione di macchine automatiche per il confezionamento, riconosciuto come uno dei migliori (per non dire il migliore) a livello globale.
Di fatti, secondo le ultime stime pubblicate da Ucima (Unione dei Costruttori Italiani di Macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) relative all’anno 2018, le aziende italiane hanno registrato un fatturato superiore ai 7,85 miliardi di Euro con un incremento del 9,4% rispetto alla performance del 2017.
Il settore, inoltre, si caratterizza per una forte vocazione all’export con percentuali vicine all’80%. Questi risultati sono ottenuti nel complesso da circa 250 aziende di medie grandi dimensioni a cui si affiancano altre circa 350 piccole aziende. Numeri, questi, che dimostrano come il settore delle macchine automatiche per il packaging rappresenti a tutti gli effetti uno dei settori industriali italiani più vitali e che soprattutto, buona notizia per la nostra economia, gode di ottime salute.
Ma veniamo al dunque e cerchiamo di capire cosa e quali sono esattamente le macchine automatiche che contribuiscono al confezionamente ed imballaggio dei prodotti che finiscono quotidianamente sugli scaffali dei nostri negozi e supermercati.
Innanzitutto la prima distinzione da fare è quella di differenziare le diverse fasi industriali del confezionamento di un prodotto, il packaging di un prodotto si divide in tre macro categorie distinte: il packaging primario, il packaging secondario ed il packaging terziario. Ad ogni fase corrisponde una precisa tipologia di macchinari, ognuno dei quali esegue un preciso step di lavorazione.
Per semplicità descrittiva e per ragioni di chiarezza, da qui in avanti, prenderemo in esempio le differenti fasi di lavorazione che concernono il confezionamento di un prodotto che conosciamo tutti sin da bambini: lo sciroppo per la tosse.
Con packaging primario intendiamo la fase iniziale di inserimento del prodotto vero e proprio all’interno del contenitore principale, nel nostro caso lo sciroppo per la tosse nella sua forma liquida viene dosato all’interno del flacone ed immediatamente dopo il flacone viene tappato per impedire la fuoriuscita del prodotto.
Questa operazione industriale viene eseguita mediante l’impiego di macchinari denominati riempitrici e tappatrici.
Successivamente alla fase di riempimento e tappatura inizia la seconda fase denominata packaging secondario.
Con packaging secondario intendiamo tutti quei processi industriali che riguardano il raggruppamento del prodotto all’interno di un involucro o fardello che raggruppa più prodotti indipendentemente che questi vengano venduti successivamente assieme oppure singolarmente. Per esempio, il nostro flaconcino di sciroppo viene raggruppato assieme ad altri 5 flaconcini per formare un fardello di 6 flaconcini e facilitarne il trasporto nonchè la sistemazione sugli scaffali del punto vendita. Rientrano in questa fase le macchine come le astucciatrici e le fardellatrici.
Per ultimo, abbiamo il packaging terziario. Con packaging terziario intendiamo l’ultima fase industriale dedita all’agevolazione del trasporto di imballaggi multipli al fine di migliorarne la logistica ed evitare al minimo possibili danni ai prodotti durante la delicata fase di trasporto degli stessi dal luogo di produzione fino al luogo di vendita o distribuzione. L’esempio più comune di macchinari impiegati durante questa fase sono i cosiddetti pallettizzatori.
Dal punto di vista economico, tutti questi macchinari hanno dei costi di approvvigionamento molto elevati ed un impatto importante sui bilanci delle aziende. L’acquisto di macchinari “stand alone” (che lavorano singolarmente) o intere linee di produzione (più macchinari che interagiscono tra loro) rappresenta una voce di costo molto importante per le aziende che decidono di avviare una nuova linea di produzione o sostituirne una già esistente.
E’ un costo ancor più importante per quelle aziende di nuova costituzione e che si ritrovano ancora nella fase di avviamento ed ancora riflettono se affidare la loro produzione ad un contoterzista oppure produrre in casa propria.
La decisione di acquistare macchinari automatici per il packaging diventa quindi, a tutti gli effetti, una decisione strategica per il successo di una qualsiasi attività imprenditoriale, sia essa piccola e di nuova costituzione sia essa grande ed affermata.
Per questo motivo a supporto degli imprenditori esiste sempre la possibilità di rivolgersi anche in questo campo al mercato dell’usato dei macchinari packaging.
Il mercato dell’usato in questo senso corre in aiuto tanto agli imprenditori che vorrebbero avviare una nuova produzione ma non hanno il budget per l’acquisto di un impianto nuovo, tanto per quelle aziende che vorrebbero dismettere il proprio impianto non lasciandosi sfuggire l’opportunità di realizzare un extraprofitto da reinvestire magari in un nuovo macchinario.
Il mercato dei macchinari usati (al link che segue potrete consultare alcune offerte relative al mercato dell’usato dei macchinari packaging), rappresenta quindi, un’opportunità non solo per chi compra ma anche e soprattutto per chi vuole vendere senza svalutare i propri asset.
Per concludere oggi abbiamo imparato che il settore dei macchinari automatici per il confezionamento e l’imballaggio, o più semplicemente macchinari packaging, è per l’economia italiana un settore in crescita che gode di buona salute. Soprattutto contribuisce in maniera determinante all’affermazione della nostra capacità industriale del mondo.
Abbiamo imparato che i macchinari packaging sono i più svariati e lavorano interagendo tra di loro formando delle vere e proprie linee di confezionamento. Le fasi del confezionamento sono essenzialmente tre e ad ogni fase corrispondono dei macchinari specifici.
Ultimo punto, il mercato dei macchinari packaging offre opportunità per le aziende tanto nell’approvigionamento del nuovo tanto nella ricerca del giusto impianto di seconda mano, l’importante è che nell’uno o nell’altro caso i macchinari siano necessariamente “made in Italy”.